sabato 31 marzo 2012

Classici senza tempo

"Buongiorno, posso aiutarla?"
"...e chi cazzo t'ha chiesto gnente?"
Leonix Italia, Reparto Joie De Vivre, 2012

venerdì 30 marzo 2012

Perchè

Mamma dà un sonoro scappellotto al figlio piccolo.
"Rimetti a posto sti libri, che c'hai da fà pure de questi, a natale c'hai già avuto er Nintendo". 
Leonix, Reparto Tristezza infinita, 2011

Montessori, sei una caciottara

"Robertino, smettila di mordere il cavo del ferro da stiro che il signore SI POTREBBE arrabbiare", Robertino, dall'apparente età di 4 anni, sciagurato, rispose " Faccio quello che mi pare, mà".
Leonix, Reparto Pedagogia, 2011

Esigenze diverse

"Questo phon mi piace ma manda l'aria direttamente alla testa, ne avete uno che non la manda subito in testa?", "Scusi?", "Sì, uno che magari prima gli fa fare un giretto".
Leonix, Reparto Viaggi, 2011

Amore disperato

Una coppia.
Lui "Salve, vorrei un rasoio", Io "Certo, è un regalo o lo deve usare lei?", Lui "No, è per me ma lo usa lei" indicando la moglie. Penso "avrà difficoltà ad usare le mani e la barba gliela fa la moglie". Chiedo "ha una barba dura, pelle sensibile?". Lui "No, mia moglie non ha la barba, deve usarlo per le ascelle". Io "Beh, allora è meglio un depilatore con accessorio apposito". Lui "Però quello depila e basta, poi io come ME LA FACCIO LA BARBA?". "Scusi?". Lui "Certo, dopo che mia moglie ci si è fatta le ascelle, io mi ci faccio la barba". 
Leonix, Reparto Coppie Unite, 2012.

Basta eufemismi

Negozio di elettrodomestici, il mio, interno giorno.
Protagonista: io, distrutto dal lavoro e dalle preoccupazioni per quell’insignificante termine denominato “fine mese” che tanto attanaglia schiere di giovini come me. Brizzolato, addominali tartarugati (per dieci/quindici giorni li ho avuti anche io) solo un ricordo, ma ancora me la batto.
Sono dietro il bancone tutto intento a prezzare delle meravigliose quanto inutili spazzole rotanti (fa tanto Goldrake, lo so), quando entra lui.
L’antagonista: Non conosco il suo nome ma sarà qualcosa tipo Torquato, Bruno, qualcosa che abbreviato fa Cecco, forse non lo chiamano, non lo nominano mai come fosse Voldemort. Jeans firmato stretto che fa straripare la panza (impossibile descriverla in altro modo) tanto da nascondere il bottone e parte della lampo, camicia chiassosa elegantemente aperta sul torace in modo da mostrare al mondo il crocefisso classificatosi al terzo posto al concorso “oggetto pacchiano 2005“, occhiali da sole che nemmeno Ciccio Graziani, capelli che sudano brillantina pettinati all’indietro.
Entra.
Non accenna minimamente ad una forma verbale o non verbale di saluto.
“M’hanno mannato qua”
Pensato ma non detto “Ad essere mandato da qualche parte, ormai, c’avrai fatto l’abitudine”.
Mi faccio forza, mentre in testa analizzo, con la forza dell’esperienza, come potrà svolgersi la conversazione.
“In che posso aiutarla?”
Lancia, non poggia, non adagia, ma lancia sul bancone un mazzo di chiavi e, signorile come un Pari d’Inghilterra, esclama ad un volume di voce tale che lo avrete sentito anche voi, ovunque siate,
“Cambiaje la batteria, me c’ha mannato er commercialista mio che è venuto da ieri naa pizzeria mia e che c’ha oo stesso MERCEDES (l’ha detto così, maiuscolo) mio e puro a lui nun je funziona, eccheccazzo”.
Doveva essere la prima volta in almeno quindici giorni che esprimeva un concetto così articolato e lungo senza metterci una parolaccia, l’”eccheccazzo” era d’obbligo, caspita, ha una reputazione da difendere.
Apro la chiave, Mercedes, attaccata ad un portachiavi Mercedes.
Sul portachiavi c’è la più bella targhetta che abbia mai visto, c’è scritto “Chiavi del Mercedes”.
Cambio le batterie, due.
“Eccheccazzo, ce ne vonno due? Epporcamignotta (tutto attaccato) e quanto cazzo me costa sta machina (una sola c)?”
Io, stolto, rispondo pure “Guardi sono solo quattro euro”
Strabuzza gli occhi.
Allarga le braccia.
Prende fiato. In pratica crea un risucchio tale che nemmeno nei film di fantascienza quando si rompe un portello d’astronave nello spazio.
Smette addirittura di modellarsi il pacco, operazione che non ha interrotto nemmeno per un attimo da che ha messo piede in negozio, in pratica la sua mano destra è rimasta come incollata ai pantaloni, mimando la presenza di una forma di DAS nelle tasche ed il conseguente, continuo modellamento dello stesso tentando, forse di dargli la forma del partenone.
“MA CHE SEI SCEMO? M’HAI DA FA’ LO SCONTO!”
Su quattro euro?
Pure Fiorello ci scherza su, santa pace, sei sceso da quello che, nonostante la timida riservatezza che ti contraddistingue, la gente riconosce subito essere un mercedes, hai sei chili tra oro e corallo che ti penzolano dal petto, e rompi le palle per lo sconto su quattro euro?
Accenno un timido “Non è che possa fare lo sconto su quattro euro, cosa gli potrei togliere?”
E lui, rinfrancato dallo spiraglio “anche dieci centesimi vanno bene, basta il pensiero”.
Occavolo, come per i compleanni.
Distrutto, cedo.
Batto uno scontrino da 3,90 euro.
Se ne va soddisfatto. Lo posso dire per certo perchè allontanandosi, la sua parte migliore esprime sonoramente la propria soddisfazione.
Sto mettendo a posto quando mi accorgo di una cosa.
M’ha pure fregato il cacciavite.
Io della vita non ho capito un cazzo.
Basta eufemismi.

Video Shop, Reparto Signori Si nasce, 2009

giovedì 29 marzo 2012

Questione di scelte

"Salve, questo bollitore è solo per l'acqua?", "Tendenzialmente sì, cosa pensava di bollirci, scusi?", "Beh, un pò di tutto: sugo, Coca Cola, bibite in generale". 
Leonix Italia, reparto Il Solo Limite è Il Cielo, 2012

Il lavoro è cosa seria

Stamattina, interno giorno.
Un bellissimo commerciante si sta beatamente riprendendo da una nottata passata con figlia tossente al fianco e da scontro titanico con la propria mamma che, per ragioni conosciute solo a pochi eletti, riesce a equivocare il semplice concetto "tira giù tutti gli interruttori e ritirali su uno alla volta, per ultimo il generale" laddove lei, invece, capisce "Zia Peppina ha telefonato in Francia e sarà la prossima allenatrice della nazionale israeliana di tiro del tappo di plastica".
Comunque.
Entra un tipo. Definirlo coatto di borgata fa un torto a tutti quelli che per diventarlo hanno studiato anni ed anni.
Pantaloni lucidi. Azzurri.
Canottiera e tatuaggio "Mamma unico amore", con "Mamma" cancellato e sostituito a fianco con "Roma". Avrei voglia di chiedergli a cosa si dovesse il cambio ma, vai a capire perchè, tengo ancora in maniera quasi ossessiva alla mia integrità ossea.
Scarpe Bikkenmbegerburgher al bacon e rucola solo nei ristoranti che aderiscono.
Occhiali Carrera bianchi con lenti a specchio.
Mani, una a reggersi il pacco (mai fidarsi della legge di gravità, non si sa mai) e l’altra roteante a controbilanciarsi per poter camminare con l’andatura tipica di quello a cui hanno asportato per diletto le rotule.
"Che c’hai i supporti per le macchine nuove?"
Oddio, gli serve un ponteggio? Vuole mettere due macchine in garage al posto di una? E, nel frattempo all’unico scopo di non stancare troppo una mano, passa al rimestamento del pacco con la sinistra. La faccia, nel farlo, tradisce la tipica soddisfazione di chi sa che sta facendo un lavoraccio ma, ehi, qualcuno deve pur farlo.
"Scusi, che tipo di macchina nuova?"
Rimane inizialmente interdetto dal "lei" e gli ci vogliono quei due/tre secondi per realizzare che "lei" e "lui" sono la stessa persona e non si tratta di una canzone di Povia.
"Quelle che tu, tipo, c’hai presente no, che te ne stai a dùmila sul raccordo perchè te gioca la Nazionale e n’vece de annà a dùmila te ne poi sta bello tranquillo perchè hai messo er televisore sul supporto e te la vedi in macchina"
Senza andà a "dùmila", spero.
"Non li ho adesso ma glieli posso trovare, ho bisogno di sapere, però, per quale televisore, dovrebbe dirmi la marca e modello."
"Vosvaghèn Gorf, c’avrà du anni".
Ossignùr. "Non intendevo della macchina, del televisore".
"E io che ne so?".
"Scusi, il televisore è il suo, lo dovrebbe sapere lei".
Passano tre secondi nei quali gli ingranaggi cerebrali girano cercando di liberarsi dalla ruggine, sembra invano, poi l’assenza della domanda "Ma, sta lei che lo dovrebbè sapè chi dovrebbe da esse?", quantomeno fa sembrare che un mozzico di luce, lì dentro, ancora brilli.
"Eccheccazzo, però". Così, generico, solo perchè dimostrando di pensare rischiava di uscire dal personaggio. "scusa un attimo" – rutta – se ne compiace – "Glielo chiedo e te lo faccio venire a dire".
Già mi immagino questo che, uscito dal mio negozio, telefona alla madre, alla sorella o, oddio oddio non ci posso pensare, alla ragazza e gli fa "senti, il tipo del negozio ti vuole parlare, ha detto che gli devi dire marca e modello del televisore, non lo so perchè ma vòle parlà cò te, dimme se fa lo stronzo che je parto".
Ed è solo mercoledì.

Raccolta differenziata

"Ma lei è sicuro sicuro sicuro (la ripetizione dà forza) che per vedere le trasmissioni in 3D serva PER FORZA un televisore 3D?", 
"Guardi, anche a me sembra assurdo, ma è purtroppo così", 
"E non esiste un adattatore per il mio Mivar?". 
Leonix Italia, reparto Non Si Butta Via Niente, 2012

Le gioie del matrimonio

Una coppia davanti alle lavatrici, parla lui. "Salve, avremmo bisogno di questo prodotto ma non subito, non siamo di Ladispoli ma battiamo spesso la zona, a dire il vero (indica la moglie), lei batte la zona più frequentemente di me".
Leonix Italia, reparto Mestieri Diversificati, 2012

Non vedo quale sia il problema

"...Ok signora, allora, nella consegna c'è anche l'eventuale ritiro del vecchio frigorifero, portiamo il nuovo e ritiriamo il vecchio...", "NONONONO, sennò poi non so dove METTERE LE SCARPE", "Scusi?", "Lei non sa quanto è comodo arrivare in cucina e trovare le pantofole", "Fresche?", "No, ma che dice, mica funziona"; "Ho capito, ma sta in cucina, lei ha un frigorifero rotto che usa come scarpiera", "Esatto, cosa ci trova di strano?". Nulla.
Leonix Italia, Reparto Stranezze non ci stupiamo più di nulla, 2012

Per ogni esigenza

"Salve, vorrei un generatore di vapore che non faccia vapore", 
"Gliene vendo uno rotto se vuole". 
Leonix Italia, reparto Al servizio del cliente, 2012

Anche i supereroi vanno in pensione

Una signora agée di chiara origine tedesca (non che faccia differenza la nazionalità ma se posso gettare cattiva luce sul popolo che ci ha regalato la Merkel, Gunter Grass ed il Bayern Monaco, lo faccio), chiede con una certa insistenza il cambio del telecomando dal televisore che ha da poco acquistato, sostenendo che quello in dotazione "ha i raggi infrarossi che gli fanno male" ed il marito si scoccia di non poter cambiare canale quando lei passa davanti. A prova di quanto affermato si tira su il maglione mostrando degli inesistenti segni di ustione.
Video Shop, reparto Televisori Kryptoniani, anno 1999